I Fattori Terapeutici del gruppo
a cura della Dott.ssa Francesca Martinelli
I Fattori Terapeutici del gruppo
a cura di Vittorio Volterra e J. Ondarza Linares
Mentre i sociologi mettevano in evidenza delle forze talvolta potenti nella “dinamica di gruppo” l’uso che veniva fatto del gruppo a scopi terapeutici sembrava evidenziare che nel gruppo esistessero dei fattori adatti a promuovere tali scopi. Quali sono i fattori terapeutici presenti nella psicoterapia di gruppo, specifici della situazione di gruppo, che quindi non si presentano nella situazione diadica?
È ormai classico il tentativo di Yalom [1974] che, usando una determinata metodologia che comprendeva la revisione della propria e altrui esperienza clinica, la bibliografia comparata più rilevante, l’uso di questionari e test rivolti sia ai pazienti che a psicoterapeuti di gruppo, arriva alla conclusione che, nonostante le differenze metodologiche, tecniche e gli approcci diversi degli psicoterapeuti, questi “fattori terapeutici” sono fondamentalmente gli stessi, e ne elenca 11.
Ecco in sintesi come li presenta lo psichiatra della Pennsylvania:
1. Istillazione di speranza. La speranza e la fiducia si trasmettono ed accrescono nella situazione di gruppo; questo fattore è molto sottolineato nei cosiddetti gruppi di autoaiuto come Alcolisti Anonimi, e altri simili.
2. Universalità. Il paziente arriva al gruppo generalmente con la convinzione che le sue esperienze e disturbi sono unici e questo aumenta il suo isolamento. La scoperta che tale “unicità” non esiste e che i suoi “strani sintomi” possono essere condivisi ed accettati costituiscono un impulso terapeutico notevole.
3. Somministrazione di informazione. Questo fattore si riferisce ai chiarimenti su malattia, sintomi, conflitti, aspetti e situazioni della vita, l’orientamento sulla genesi di determinati problemi psicopatologici, psicodinamici, ecc. Tutto questo non solo attraverso il terapeuta bensì e soprattutto
grazie ai membri del proprio gruppo. Il gruppo si costituisce così un valido contesto di informazione.
4. Altruismo. Il fatto di aiutare o essere aiutati dagli altri è di corrente osservazione nella situazione di gruppo. La perplessità iniziale del paziente “Come può uno che ha i miei stessi problemi aiutare me? O può un cieco guidare un altro cieco?” Nasconde sovente un pessimistico narcisismo. Imparare praticamente a dare e ricevere dagli altri rinforza la propria stima, permettendo un morbido assorbimento del Sé.
5. Ricapitolazione correttiva del gruppo familiare primario. È quasi una regola che i pazienti che arrivano al gruppo presentano una storia o esperienza più o meno insoddisfacente con il loro primo e più importante gruppo: il gruppo familiare. L’esperienza terapeutica di gruppo può riproporre a diversi livelli ed intensità le esperienze primarie con la famiglia. L’interazione con gli altri membri e il terapeuta riattivano e permettono di sperimentare, rivivere, riprodurre, avere una visione e prendere consapevolezza di problemi non risolti nel passato. La “ricapitolazione correttiva” delle prime esperienze del gruppo familiare (per impiegare il termine che può apparire un po’ semplicistico di Yalom) propone la confrontazione tra i modelli rigidi o stereotipati del passato e il nuovo reality testing che ne fa il gruppo, riesaminandoli, contestandoli, scoprendo nuove regole o norme o verificando nuovi modelli di comportamento che nel gruppo vengono incoraggiati.
6. Lo sviluppo di tecniche socializzanti. Frequentemente il gruppo rappresenta per il paziente la prima opportunità di contatto intimo con il prossimo. La situazione terapeutica gruppale promuove un aperto “feed-back” tra i membri dal quale può derivare una considerevole informazione su determinati modelli di comportamento. Tali modalità di interscambio interpersonali, frequentemente inadeguate, si rivelano chiaramente come tali e non di rado per la prima volta; scaturisce, così, la probabilità di osservare altri modi e “tecniche” di comportamenti più adeguati e creativi.
7. Comportamento imitativo. Il comportamento imitativo aveva richiamato l’attenzione di sociologi come Tarde, precedentemente menzionato. Dentro il gruppo è molto frequente che il paziente tenda a modellare se stesso secondo schemi appresi da altri pazienti o dal terapeuta. L’importanza e il significato terapeutico del comportamento imitativo varia secondo i casi e non può essere generalizzato, tuttavia afferma Yalom, recenti ricerche nel campo della psicologia sociale dimostrano che tale fattore è stato sottovalutato (Verba volant exempla trahunt…). Gli approcci comportamentalisti risaltano il significato di questo fattore di gruppo.
8. Apprendimento interpersonale. Yalom lo definisce come un fattore terapeutico, complesso e ampio: è l’equivalente di altri fattori terapeutici presenti nella terapia individuale: come l’insight, l’elaborazione del transfert, l’esperienza emotiva correttiva; tuttavia rappresenta un fattore peculiare ed unico del processo di gruppo. Infatti gli dedica un completo ed ampio capitolo. Appare chiaro che nello sviluppo dell’argomento ha come riferimento il modello di una psicoterapia di gruppo “analiticamente orientata”.
9. Tendenza coesiva del gruppo. Yalom dedica anche alla cohesiveness un intero capitolo del suo libro, ritiene che essa sia «…non solo una potente forza terapeutica per se stessa, ma forse più importante in quanto è una necessaria precondizione perché altri fattori terapeutici funzionino con efficacia». La compara con la relazione paziente-terapeuta (della situazione diadica) anche se nella situazione gruppale è un concetto più ampio che comprende le relazioni del paziente col terapeuta e gli altri membri del gruppo così come col gruppo come una totalità. Spiega il suo meccanismo di azione da diversi punti di vista riferibili sia alla vita del gruppo sia alle configurazioni cliniche dei loro membri. Il problema si pone quando si tratta di dare una definizione, statisticamente valida per la ricerca, di cohesiveness: è un fenomeno di tutto il gruppo? È l’attrazione individuale verso il gruppo?…
Con un certo humor l’Autore riferisce che una recente ricerca conclude che «la coesività è come la dignità: ciascuno può rico-noscerla, però apparentemente nessuno può descriverla e molto meno misurarla».
10. Catarsi. Sebbene sottovalutato è un fattore che agisce in tutte le forme di psicoterapia. Il contesto corale del gruppo aumenta la sua potenzialità abreativa. La catarsi viene più o meno focalizzata come fattore terapeutico a seconda del modello di gruppo impiegato.
11. Fattori esistenziali. Questo fattore fu da Yalom aggiunto nella ultima edizione del suo libro, quasi come un ripensamento “a posteriori”, come egli confessa. Alla risultante di 5 item riguardanti la consapevolezza in termini di cambiamento acquisito dai pazienti su aspetti relativi al significato della vita stessa, all’inevitabilità di certi fatti, al modo di affrontarli sia come protagonisti che nel contesto degli altri, egli li denominò, non senza una certa esitazione per la sua non precisione: “fattori esistenziali”.
Mentre alcuni di questi fattori sono chiaramente derivabili dalla struttura o dal processo gruppale e quindi specifici del gruppo; altri come si può facilmente vedere, non sono certamente esclusivi della situazione terapeutica gruppale in se stessa (in quanto possono essere presenti nella situazione individuale) ma quello che concede a ciascuno specificità è che agiscono contemporaneamente o in presenza di altri fattori di gruppo o nel contesto del gruppo.